Estate 1983
Trieste, 10 agosto 1983
Ritrovo di tutti i partecipanti: ore 10 alla Canottieri Adria.
L'Albatros 5 ci aspetta da tempo accostato alla zattera, e noi, in una giornata piuttosto uggiosa e senza il minimo alito di vento, mettiamo la prua verso l' ignoto.
Spinti dal vecchio e glorioso Renault coach.arriviamo ad Isola per i documenti di entrata in yugo attorno a mezzogiorno.
Viviamo attimi di tensione a causa del tanto caffe contrabbandato ed abilmente occultato in ogni anfratto, che emana però per tutta la barca il suo inconfondibile aroma.
Il dipendente della Carina sembra però non accorgersene anche perchè corrotto, come al solito, da una birra uscita fresca dal frigo. Abbiamo avuto cura di riempirlo di ghiaccio a Trieste, che forse durerà fino al Quarnero.......poi birra calda per 20 giorni!
Insomma, sia come sia, oltre al caffè riusciamo ad esportare anche una bella quantita di nuovi dinari che ci assicureranno la sopravvivenza alcolica per tutta la vacanza.
Proseguiamo a motore fino a Salvore e poi a vela fino a Parenzo dato che si è alzato un leggero maestralino.
Non servono tanti bordi per cui passiamo il tempo a mangiare e bere, poi a bere e mangiare, poi tutti e due. Finalmente sazi arriviamo a Parenzo e, dopo aver ormeggiato sulle rive, andiamo a prendere un aperitivo e poi subito a cena.
Nottata difficile a causa di un pò di pesantezza, andirivieni di turisti schiamazzanti in banchina ed una orchestrina dalmata stonatissima.
Parenzo, 11 agosto 1983
Decidiamo di partire all' alba in quanto vogliamo fare piu' strada possibile in giornata. Abbiamo appuntamento venerdi con Ispe ed ex consorte Susanna a Selve, quindi sveglia alle 4 e 30. Con rammarico scopriamo che il fenomeno " alba" ha luogo appena alle 5 e 45, cosi' dopo 4 caffettiere, una passeggiata sul molo, discussioni varie, partiamo alle prime luci della sopracitata.
Ci becchiamo comunque la famosa ( non per noi che generalmente a quell' ora siamo in branda) brezza mattutina. Un bell' est che ci accompagna fino a Veruda, girando poi svogliatamente a sud est -motore- per poi spegnersi -motore- per poi girare a nord ovest -spy.
Cosi', bevendo brodini preparati dal solerte cap Igor,accompagnati dal piu' maschio tonno-fagioli e maionese, chef Margherita, arriviamo in serata a San Piero.
Inconveniente della giornata ( oltre alla multa da 100 nuovi dinari comminata a Cap Carter per aver lasciato le sue puzzolenti calzature in cabina) è la constatazione che la crocetta di destra risulta piegata verso prua in modo piuttosto accentuato.
Il danno non deve essersi prodotto in giornata ma risalire forse allo scorso anno, ormai però che è stato scoperto non ci fa piu' navigare tranquilli.
Cerchiamo di riparare provvisoriamente il tutto con un- per taluni ingegnoso, per altri empirico - sistema di paranchi, che confidiamo duri fino al ritorno in sacchetta a Trieste.
San Piero, 12 agosto 1983
Partenza alle 7 e 30, dopo una notte di tortura. Zanzare come se piovesse, infatti piove, il tempo fa schifo. Si va a motore vista la calma piatta ed in un paio d' ore, senza neanche un tentativo di pesca alla Scova, arriviamo a Selve.
Dopo un veloce attracco al molo lungo, la giornata viene consacrata totalmente all' alcool.
Avvenimento della giornata ( oltre all' arrivo di mozzo Ispe senza ex consorte Susanna) è la visita al nuovissimo locale di tendenza dell' isola, il " Buffet Nu" gestito in maniera esemplare da due fratelli serbi, ex galeotti.
Tra battute, ghemist, pelincovez, risse e travarizze si va avanti lieti fino alle 2 dopo mezzanotte, mentre cap "arrapato" Igor ci lascia un paio d' ore prima andandosene accompagnato da una giovane femmina.
Lo ritroviamo al nostro rientro nell' Albatros, mentre illustra alla sua compagna la strumentazione di bordo......e tanto è il suo impegno nello spiegare giri di bussola ed ortodromiche che nemmeno si avvede della sua nudita'.
Con nostra invidia, stante gli accordi presi, potra' prelevare dalla cassa di bordo tante " rosse" da 100 nuovi dinari, quante........
Selve, 13 agosto 1983
Cap "arrapato" Igor e mozzo Ispe partono di buon mattino per consegnare il caffè contrabbandato.
I due solerti pusher non accettano assegni in pagamento ma soltanto liquidi, e considerato il tempo impiegato a ritornare in barca e l' allegria, fanno molti affari.
Alla fine poi pero si parte, tardi ma si parte.
Appena fuori dal porto Cap "Arrapato" Igor tenta la diserzione scappando a remi con il canottino per vedere ancora una volta la sua giovane compagna. Viene riagguantato e consegnato in cucina a pelar patatine...
La meta sarebbe raggiungere Giorgio G. a Pago, ma il vento, per quanto scarsetto, comanda, per cui cambiamo rotta e volgiamo la prua verso Iz, confidando per altro in qualche incontro serale di natura galante.
Approdiamo al molo del traghetto perchè sappiamo che fino alle 8 del giorno dopo non ritorna, ed usciamo subito a cena.
Mangiamo abbondantemente in un ristorantino in centro paese, e per il digestivo scendiamo in un baretto vicino al porto dove sentiamo musica e casino.
In effetti è piuttosto affollato e Cap Igor, che mastica bene il croato, fa amicizia con un paio di indigeni del luogo, un pescatore dalmato, una tipa sconclusionata vestita da indiana ed una vedovella piacente.
Dopo svariati digestivi, alla chiusura del bar, l' allegra combriccola si sposta in barca per il bicchierino della staffa.
Poi, da vero illuminato, il pescatore propone una partitina a poker.
Senonchè non ci sono nè monetine nè fish, ma egli, mente divina, risolve, proponendoci di usare gli abiti al posto delle monetine.
In brevissimo tempo e molto abilmente tutti perdono tutto.
Poi il cammino è tutto in discesa, chi va a prua, chi va a poppa, chi fuori, chi dentro.
Capita poi, ad una certa ora nella notte, che i pallidi lombi di cap Carter vengano amabilmente accarezzati da mano maschia.....tragico errore dovuto al riflesso traditore della luna o deliberata perversione?
Fatto sta che il nostro pescatore illuminato, colto sul fatto, dopo essersi profuso in mille scuse se la svigna velocemente lasciandoci soli, illuminati da un luna incredula....
N.D.R. molti e molti anni dopo tale vicenda cap Carter ed il pescatore ( Aldo) avranno la ventura di re-incontrarsi per tutti altri motivi ( senza immaginare di averlo già fatto), e, ricordando vicende vissute da entrambi nella bella Iz, scopriranno di aver rischiato di diventare amanti in un tempo ormai lontano.
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Iz, 14 agosto 1983
Dopo un pò di bora notturna che non ci dà più di tanto fastidio, ci alziamo verso le 9 e, come tenere margheritine, sorridiamo al sole.
Il traghetto evidentemente non deve essere arrivato ed approfittiamo di cio' per fare una abbondante colazione a base di uova all' occhio di bue e pane caldo.
Poi sazi, salpiamo, nella bonaccia piu' assoluta di una mattina d' agosto.
Il gasolio non si deve sprecare percio' si pesca, usando come esca acciughe sott' olio, con peraltro dei pessimi risultati in quanto l' acciuga si stacca subito dall' amo ancora prima di aver toccato il fondo.
Comunque poco dopo arriva il vento che ci spinge fino all' imbocco di Porto Taier. Subito dopo aver superato i miragli dell' entrata, ancoriamo nella rada e raggiungiamo a remi il baretto. Ma raggiunta la riva ci aspetta un' amara sorpresa: chiusura domenicale!
Ci rimettiamo in marcia e dopo parecchi bordi raggiungiamo un' altra baia con annessa konoba, anch' essa del resto chiusa, ma dove ci servono qualche ghemist.
Poi verso sera, considerata l' inutilita' di rimanere in loco, bordeggiamo fino all' estremita' piu' a nord di Porto Taier, protetta da due isolette.
Siamo stranamente soli ed ammiriamo un tramonto infuocato in un contesto veramente suggestivo.......mangiando un' ottima carbonara preparata da Margherita ed accompagnata da una terrina de vin coi persighi.
Satolli e stanchini scambiamo profonde considerazioni sulla vita, sdraiati a pancia in sù nel tepore della sera.
Taier, ferragosto 1983
Chissà poi chi ha inventato il ferragosto.Non bisogna essere buoni, non ci è nato nessuno di tanto importante, fa solo caldo e ci sono le file in autostrada.
Comunque per mozzo Ispe deve essere un giorno speciale, infatti sorprende tutti alzandosi alle 7 e tuffandosi in mare per una bella nuotata.
Poi risalito a bordo prepara il caffè ricordandosi persino di mettere l' acqua, si tuffa di nuovo mentre la caffettiera è sul fuoco, ritorna in tempo per chiudere il gas, serve il caffè all' equipaggio incredulo, si rituffa, nuota e cosi' avanti per tutto il giorno, tra un tuffo ed una nuotata, una nuotata ed un tuffo.
Andrà anche a dormire per ultimo dopo l' ennesimo bagno, tormentato per tutto il giorno da una fastidiosissima e maleodorante diarrea.
Partiamo da Porto Taier alle 9 circa e veleggiamo tra gli isolotti verso il baretto che si trova dopo i miragli, che ieri era chiuso, ma oggi no!
Ordiniamo un bel piatto di prosciutto dalmato e formaggio il tutto innaffiato da un buon numero di litri di ghemist- mozzo Ispe riesce a partecipare a tratti al baccanale- e ripartiamo alcune ore dopo felici a satolli, continuando il nostro viaggio tra scogli e scoglietti.
Cap Carter comprende anche, complice un ennesimo cambio di bordo, da dove proveniva quello strano rumore, in tutto simile alla carica di un gigantesco orologio, che egli udiva la notte prima sopra la sua testa.....si trattava del canottino legato al winch.
Lieto della sua scoperta la comunica ad un equipaggio scoraggiato.
Continuiamo a bordi, ingaggiando veloci scaramucce con altri barchini a vela....battiamo Servola 2 in compensato e San Giacomo 1 in reale, arrivando sotto spy al traguardo di Kaprie.
Ceniamo come al solito da Nikola, calamari alla griglia e patate fritte- la piu buone di tutta la Dalmazia- Poi facciamo una puntata a digerire in un nuovo locale aperto in fondo al porto, dove veniamo serviti da una bella dalmata.
Siamo smaniosi di un buon sonno, perciò decidiamo di ritirarci presto nelle nostre cuccette.......ma poco dopo siamo costretti a scappare tutti all' aperto inseguiti da un nemico invisibile ma quasi palpabile di cui si parlava all' inizio.
Kaprie, 16 agosto 1983
Partiamo di buonora, dopo aver preso il pane e un po' di birre, alla volta di Solta. A proposito, mozzo Ispe sembra migliorato.
Il vento si fa pregare e quando finalmente arriva è contro. Facciamo bordi per 12 ore e alla sera approdiamo a Masliniza con una manovra svogliata ( nessuno si decide mai a mettere i parabordi e tirar fuori le cime di ormeggio) tanto che il povero Cap Carter deve avvicinarsi ed allontanarsi dai moli un' infinita' di volte. Qualche volta, nonostante la bandiera, ci prendono per tedeschi.
Prosegue il digiuno ferreo di Margherita che da giorni non mangia quasi piu' , eccezion fatta per enormi terrine di carote grattugiate assieme però a tonno- fagioli e maionese, grigliate miste, mezzichili di spaghetti, sperlonghe di patatine fritte, birra e vino in quantita'. Dieta da anoressici.
Comunque anche lui viene e cena, poi tutti in disco a lumare le pupe. Dopo svariati pelinkovez non resta che ritirarsi in branda.
Masliniza, 17 agosto 1983
Carichi di speranze e di pelinkovez, riaffrontiamo il mare di buon mattino.
La giornata ci riserva attimi di vera tensione e paura, infatti il vento inizia a spirare da tutte le direzioni, ed i marosi spingono la nostra povera barca su e giu' tanto da farla sembrare un lumino da morti in un bicchiere d' olio.
In queste raccapriccianti condizione Cap Carter da il meglio di se, iniziando ad urlare ordini con un vocabolario marinaresco sconosciuto ai più, e poi, inferocito dal non essere ubbidito, prende personalmente in mano la situazione.
Inizia a cazzare scotte, lascare paranchi,virare, strambare e smanettare sui verricelli, creando attorno a se il vento sufficiente per arrivare, l' ultimo pezzo a motore perchè ormai si è aggrovigliato, a Milna.
Il posto sembra offrire ottime possibilità di svago, e lo stesso Cap Carter, ripresosi dallo shock della giornata, ci accompagna in discoteca. Ivi giunto però, risente dello stress, e dopo aver rifiutato le languide offerte di alcune donzelle, decide di ritornare in barca.
Il resto della ciurma ignorante ripiega nell' unico bar del paese rimasto aperto, lanciando in giro occhiate sardoneggianti nel sorseggiare pelinkovez a damigiane. Tanto che alla fine gli occhi vanno in croce e il pelinkovez finisce. Non resta che dormire.
Milna, 18 agosto 1983
Cap Carter e Margherita si alzano prestino per sbrigare le tante formalità della giornata. Prendono, al solito, uova, pane, salame e birra in modica quantità e salpano gagliardi le ancore mentre il resto del vile equipaggio è ancora rintanato in branda.
Dopo la solita scaramantica issata di vele, visto che il vento è nullo, si procede a motore verso Lissa. Alla fine di un viaggio caldo e interminabile nel pomeriggio entriamo nel fiordo a nord che emerge dalla nebbiolina.
Notiamo una certa mancanza di vita, barche e turismo in genere, ma proseguiamo spediti e assetati verso un attracco. Notiamo anche un gran numero di cartelli che però da lontano non riusciamo a leggere, per cui, in un eccesso di zelo, proviamo a consultare il libretto dei divieti yughi.
Emerge che Lissa è super vietata a tutti, vietato attraccare, avvicinarsi, fotografare, parlare forte e sembra anche far pipi in acqua.
Lesti come scoiattolini, viriamo di bordo e cerchiamo di riguadagnare velocemente il mare aperto.
Fatto sta, che forse anche aiutati dalla dalmatinska fiaka pomeridiana della milizia, non veniamo ne inseguiti ne sparati.
Non resta che cambiare meta, e dopo agitato consulto optiamo per Lesina che raggiungiamo verso sera ancor piu' assetati.
Subito dopo lo sbarco ci dirigiamo immediatamente in paese a verificare le tante opportunità offerte.
Cerchiamo come al solito alcol e carnazza. Che si materializzano in 4 birre ghiacciate e nelle sorelle Culbasso, la divina Ambra e la principessa Elena.
Veniamo inviati a cena, ma noi sdegnosamente decliniamo l' invito, accordandoci per un incontro serale al bar Aloha.
Nel frattempo andiamo a ripulirci, non si sa mai.
Alle 10 di sera siamo puntuali all' Aloha, mutande lavate, Lacoste vera, zoccoli bianchi di legno consumati al punto giusto, non possiamo fallire. Ma, mentre Cap Igor si dedica subito ad un' altra vedova locale lasciando libero il campo, vediamo Elena che si allontana con un fighetto dalmato.
A noi resta solo una culbasso, la " tettespaziali" Ambra, che dopo alterne vicende alla fine dedica le sue attenzioni al mozzo.
I due, mano nella mano, si allontanano nella notte incantata di Lesina lasciando Cap Carter e Margherita attoniti davanti ad un doppio gintonic.
Ma grande Ispe!....poco dopo ritorna sui suoi passi proclamando: " go molà, meio una galina domani che un oveto oggi..... e po son tropo carigo, approposito ghe se un pelinkovez?"
Trova incondizionato appoggio da parte di Cap Carter ma feroci critiche da parte di cap Igor e Margherita che non sono ancora avezzi alla tattica della ghiriza.
Hwar, 19 agosto 1983
Stanchi del nostro lungo peregrinare per i mari dalmati e data la situazione contingente, decidiamo di concederci una di pausa di riflessione. Alle 10 andiamo tutti a far colazione al bar Aloha dove abbiamo appuntamento con le sorelline.
Alle 11, stufi di caffè, ci spostiamo nella birreria adiacente. A mezzogiorno, visto che le principesse non arrivano, salpiamo verso un' isoletta di nudisti dall' altra parte del porto.
Buttata l' ancora cap Carter si diletta a far veleggiare il suo ignobile windsurf autocostruito, mentre gli altri raggiungono a nuoto la riva.
Qui in pochi attimi individuano un bar con birre fredde, ma realizzano con angoscia di essere totalmente privi di valuta alcuna.
In loro aiuto arriva la divina provvidenza sotto le umane sembianze di G.R.Bartali che provvede a saldare il conto in cambio di un invito in barca.
Un paio d' ore dopo arriva infatti in barca con la fidanzata ed un ' altra coppia di amici, e mentre tutti si dilettano tra tuffi e birre, la giornata viene funestata da un grave incidente a mozzo Ispe che in un tuffo, invece del mare, incontra la scaletta da bagno.
Margherita si rivela inaspettatamente chirurgo ed esperto psicologo riuscendo a ricucire la ferita con mani abili, tamponare l' emoragia e tranquillizzare il povero mozzo. Unica pecca, l' adoperare inutilmente della preziosa grappa, anzichè il solito piscio alcolico, come disinfettante.
Rientrati in porto, prima di dedicarci al solito giro alcolico, incontriamo tette spaziali che ci comunica il desiderio di partire con noi, lei e sua sorella, il mattino seguente per un paio di giorni di crociera........
Intravediamo a brevissimo alcuni giorni di vivere lieto.
Hwar, 20 agosto 1983
Sveglia alle 7 in punto.
Iniziamo a rassettare il cutter da cima a fondo.
Non è un lavoro piacevole, dopo averci vissuto per tanti giorni, dover eliminare così di botto tutti i nostri odori e ricordi, mutande incrostate e magliette sporche, ma va fatto.
Alcune ore dopo tutto sfavilla, scintilla e luccica, mentre noi sbarbati, lavati e cambiati ci mettiamo in attesa delle due sirene.
Arrivano puntuali alle 10, unica pecca la totale mancanza di bagagli, non sono convinte.
Alle 11, dopo alcune birre, lo sono di nuovo. Ci consegnano i passaporti per le pratiche in capitaneria, mentre loro vanno a casa a prendere le valigie. Voliamo in luka kapitania, le aggiungiamo sul ruolino d' equipaggio, suscitando peraltro l' invidia dei presenti, e ci accomodiamo pazienti al bar.
Alle 12 e 30 arriva tettespaziali senza sorella. non vengono piu, definitivo!
Fanculo, inutili femmine, ci aggiusteremo come solo i marinai san fare.
Altra luka kapitania per cancellarle dal ruolino.....il capitano del porto dapprima si infastidisce di tanto andirivieni, poi intuito il dramma, ridacchia.
Alle 15 prendiamo il mare salutando educatamente, come vuole il galateo, le sorelline rimaste sul molo.
Rotta su Rogosniza dove arriviamo giusto all' ora di cena. Ceniamo in una taverna sul porto, mentre Margherita, come sempre in dieta, rinuncia alla cena.
Egli trascorrerà la serata fumando un' improbabile pipa, nel tentativo di adescare una tal Galina, bionda bielorussa in vacanza premio in Yugoslavia.
Ma domani è un' altro giorno, l' uomo è cacciatore!
Rogosniza, 21 agosto 1983
Come da accordi presi sveglia alle 5. Non per tutti però.
Infatti, nel sentire il rumore della catena che viene issata, ognuno pensa che ci sia un'altro in aiuto al capitano, che invece ,solo soletto, esce dal porto, dirigendosi verso una secca ad un' ora e mezza di navigazione.
Arrivati in zona, come d' incanto, tutti fuori a pescare con aria innocente.
Catturiamo 3 bei pesciozzi, visto che Margherita è in dieta bastano, e si riparte.
Cucinando e veleggiando a sera ancoriamo a Sali, bel porticciolo sull' isola lunga, aperto a sud est ed a nuove esperienze.
Ivi sbarcati, prontamente ci fiondiamo in un bel ristorantino sulle rive del porto dove consumiamo una lauta cena innaffiata di buon vino bianco, sparlando nel frattempo delle culbasso.
Mozzo Ispe è stanco, provato dalla navigazione e dalla castità.
Vuole il conto per andare a dormire.
Si fa dire da Cap Igor le parole giuste in croato per chiedere il conto.......e se ne va verso il cameriere ripetendo sottovoce "josh cettri", josh cettri", " josh cettri"
Arriva il cameriere con 4 pelinkovez, ma niente conto. Dopo un pò Ispe ritenta.
Altri 4 pelinkovez senza conto. Ispe và di nuovo piuttosto contrariato in cucina, altri pelinkovez........ cap Igor che ha sete ma non sonno ridacchia....guai a non sapere le lingue.
Sali, 22 agosto 1983
Il malumore serpeggia all' alba nei dormitori quando Margherita vispo come un galletto dà la sveglia, ma quel che bisogna bisogna, e si parte.
Spiegata a riva tutta la tela possibile iniziamo a bordeggiare in queste acque insidiose, disseminate di pericoli ed insidie.
Alla nostra sinistra scorre l' Isola Lunga mentre la risaliamo con il solito maestro sul muso.
Saltiamo Mala Rava perchè troppo pericolosa per i nostri palati, ma facciamo una sosta-ghemist a Bozava.
Poi, con ancora duecentoventisei bordi, raggiungiamo in serata la tranquilla baia di Zapuntel, nota fin dall' antichità per non vantare alcun tipo di ristorante ne baretto.
Ci accontentiamo di una birra tiepida sorseggiata accanto ad un fuocherello acceso tra le pietre.
Zapuntel, 23 agosto 1983
Ci svegliamo immersi nella nebbia, cosa piuttosto strana in questo periodo. La visibilità è quella che serve per andare a scogli, per cui decidiamo di ingannare l' attesa con una caccia al dattero.
Dopo un paio d' ore di immersioni, trasporti di pietre a riva e martellate sulle dita abbiamo raccolto mezzo piattino dei preziosi animaletti. Abbandonata l' idea di una bella buzara ripieghiamo su una pastasciutta con i datteri.
La nebbia nel pomeriggio poi si alza e noi partiamo a vela da veri marinai.
Il passagio verso ovest si rileva un pò difficile a causa della corrente ma, seppur di misura, il piombo della chiglia resta al suo posto. Poco dopo il vento muore, e noi ci mettiamo ad aspettarlo pazienti, la nafta ormai è pochina.
Ci vuole parecchio tempo ma alla fine arriva, lieve, il solito maestralino, che ci sospinge delicatamente indietro.
Bordeggiamo per 5 orette ed alla fine attracchiamo a Silba, con una manovra da circo, quando, cercando di ormeggiare a vela come i fighi,manchiamo clamorosamente il gavitello
Ci lanciamo alla ricerca di una birra gelida e dopo aver lungamente camminato sotto il sole cocente, troviamo un bar aperto dove ci dissetiamo.
Mozzo Ispe e Cap Igor, continuando il Tour de Silba, incontrano poi Dario & Maila e Spizza & putela.
Ritrovo serale al Podrum dove ci concentriamo sul Pelinkovez, ma la parte del leone la fa il mozzo.
Ispe, piu beve e piu russa, difficile è la notte.
Silba. 24 agosto 1983
I primi a svegliarsi sono Margherita e cap Carter che mal sopportano il candido sonno del mozzo e di cap Igor. Per far passare il tempo decidono di andar a far provviste ma la fila per il pane è orrida. Si resta in dieta. Ritornano sui loro passi per tentare di dare la sveglia all' equipaggio.
Mozzo Ispe viene svegliato abbastanza presto ma per cap Igor non ci sarà niente da fare fino alle 10. Forse ha esagerato con gli amari la sera prima, sarà stata l' amarezza di dover lasciare l' Albatros!
Finalmente , dopo alcuni calici d' addio al Podrum, riusciamo a partire.
Un bel scirocchetto ci spinge decisi verso Pago, dove abbiamo in animo di bere una birra con il buon Giorgio, in vacanza li con la fidanzata Diana ed altri amici.
Attracchiamo a San Simone, un piccolo porticciolo a metà isola. Margherita decide di rimanere in barca, mentre Cap Carter ed il mozzo partono in autostop alla ricerca di Giorgio.
La cosa però non è tanto semplice, l' isola è lunga 30 chilometri, piena di campeggi, alberghi, pensioni, case private e non ci sono indizi su dove viva Giorgio
Dopo varie peripezie, lunghe interurbane a Trieste, infiniti autostop, ci si deve arrendere all' evidenza: Giorgio non si riesce a trovarlo......anche a causa dell' indicazione " muli, se volè son a Pago, venì a farve una bira se pasè de la" che risulta un pò troppo vaga.
Il ritorno in barca è piuttosto lento ma alla fine, grazie al passaggio di due simpatici italiani, si può andare a cena. Mangiamo sostanziosamente e poi digeriamo in un bettola locale dove acquistiamo anche del vino locale e mezzo litro di rakia.
Poi seduti in pozzetto, illuminati dalla luna, facciamo una lunga dissertazione sui significati più profondi della vita, sul lavoro che manca, sui genitori, sul sesso, sulle antenne televisive, le cipolle, i windsurf, e sul presunto annacquamento del vino di Pago.
Andiamo a letto tardi, ognuno di noi sempre più convinto di navigare con degli irrimediabili scemi.
San Simone, 25 agosto 1983
Come ogni mattina Margherita è il primo a svegliarsi, lava i piatti, fà le pulizie, rifà i letti, prepara la colazione e verso le 6 inizia le sue ostinate e fastidiose manovre per far si che cap Carter e mozzo Ispe si sveglino.
I due, interrotti nel bel mezzo dei sogni erotici della mattina, cercano di rifarsi circuendo il povero Margherita che generalmente si ritrae pudicamente, sorridendo sornione.
Però a quel punto s'ha da partir, e con il solito scirocchetto che ci spinge da dietro, facciamo rotta nordovest.
Ci sono nuvoloni neri tutto attorno, ma non migliora ne peggiora. Alle 15 siamo a Lussino, il tempo sembra non cambiare e così decidiamo di attraversare il Quarnero in giornata.
L' esperienza dell' anno precedente, passare il Quarnero dopo troppi giorni di scirocco beccandosi un neverino a metà strada con boma e timone rotti e 50 nodi a far da cornice al tutto, è stata certamente istruttiva, ma da non ripetere assolutamente più!
Alle 20 arriviamo a Veruda e ceniamo con dell' ottimo carbone preparato da Cap Carter.
Veruda, 26 agosto 1983
Miracolamente Margherita resiste a letto fino alle 8 di mattina con immenso sollievo di tutti.
Passiamo la mattina a riordinare ed a riparare la consueta perdita sul tubo di scarico, che ci tormenta da anni.
Quindi Cap Carter e mozzo Ispe vanno con il canottino nel marina di Veruda a telefonare alle rispettive cioschize in quel di Trieste ed a bere due birrette fresche. Si accordano per un appuntamento serale a Parenzo.
Altra sosta al bar per sopravvenuta arsura e ritornano in barca per la partenza.
Salpiamo poco convinti visto il tempo che stà peggiorando, e scegliamo di passare interni alle Brioni. Scelta peraltro azzeccata in quanto arriva un piccolo neverino da Ovest che poi al solito gira in bora.
Arriviamo di bordata a Parenzo dove attracchiamo nel tardo pomeriggio, sistemandoci subito in un baretto delle rive.
Poi cena in un locale per fighetti dove incontriamo le fidanzate, Betty e Sandra, arrivate in macchina da Trieste.
Poi pelinkovez a nastro prima di ritornare in barca.
Nell' Albatros troviamo Margherita che per non dover reggere la candela va in un boschetto a farsi corteggiare da alcuni omosessuali. La serata finisce come doveva finire, Betty vomita qua e la, mozzo Ispe pulisce, Cap Carter e Sandra giacciono assieme tenendosi stretti in una cuccetta da 70 centimetri....
Parenzo, 27 agosto 1983
La sveglia si rileva un pò difficile ed, oltre al diffuso mal di testa, la situazione si aggrava per scazzi vari.
Si cerca di risolvere il tutto con un bagnetto subito fuori dal porto però senza risultati di rilievo.
Margherita è deciso ad andarsene in anticipo dall' Albatros - l'incontro notturno con i diversamente maschi è stato determinante - e le due cioschize devono tornare a Trieste in serata.
Alle 14 la compagnia si scioglie e cap Carter e mozzo Ispe decidono di partire anche loro da Parenzo. Ma appena fuori dal porto sulla loro prua si staglia l' inconfondibile sagoma del Papusso con a bordo l' ex fidanzata del mozzo ,Susanna, la di lei amica Daniela e due maschi per contorno. Viriamo subito per due birrette fresche, che poi diventano 4, 6 ecc. ecc. e la notte ci trova di nuovo ormeggiati a Parenzo.
In serata schiacciante vittoria dell' Albatros sul Papusso a tresette.
Parenzo, 28 agosto 1983
Ultimo giorno. Il mozzo nel compiere un acrobatico balzo dalla prua della barca al molo precipita miseramente in mare con in mano le taniche della nafta, i soldi ed i documenti, guadagnando però la simpatia dei presenti.
Ripescato il corpo Cap Carter, senza ripensamento alcuno, fa rotta per l'Italia.
Per strada ci si dedica alla pulizia del corpo e dell' anima con baby shampo e birra.
Solita dogana ad Isola, in uscita molto meno sofferta che in entrata, ed all' orizzonte già intravediamo le dighe.
Il Mau Ciau lasciato 15 giorni sul pontile dell' Adria è ancora a galla, noi ormeggiamo provvisoriamente l' Albatros su un pontile della Vela. La vacanza è definitivamente finita, ci vestiamo da cristiani ed affrontiamo impavidi le incombenze alcoliche di ogni fine crociera con una willaker ed un toast farcito da Modesto.